Le origini del villaggio di Gergei appaiono assai remote; stabilire, anche approssimativamente, la collocazione temporale di tali origini è molto difficile. Certamente il territorio circostante è stato interessato da varie concentrazioni di insediamenti umani che vanno dal periodo prenuragico, a quello nuragico, dal fenicio-punico a quello romano. Le oltre trenta testimonianze archeologiche che si possono ancora rintracciare e i numerosi reperti ritrovati avvalorano quest’ipotesi.
Le prime popolazioni nuragiche intrattennero sicuramente rapporti commerciali con i Fenici che si erano insediati sulle coste della Sardegna a partire dal IX secolo a.C.
In questo contesto i punico-cartaginesi s’interessarono ai territori della vallata posta ai piedi della Giara di Serri e del monte Trempu allo scopo di sfruttarne le alte potenzialità agricole. L’agricoltura, basata essenzialmente sulla cerealicoltura e sulla olivicoltura, aveva una grande importanza nell’economia dell’epoca, veniva per questo razionalizzata e pianificata dallo Stato, al fine di alimentare i propri commerci e le proprie città.
Il primo millennio D.C.
Nei primi secoli del primo millennio i romani subentrarono ai cartaginesi nello sfruttamento di quel ricco territorio utilizzato come serbatoio di risorse agricole (il granaio di Roma).
Più tardi, quando il Cristianesimo si diffuse velocemente in tutto l’impero romano, anche la Sardegna fu conquistata dalla nuova religione grazie soprattutto alla predicazione dei cristiani condannati ai lavori forzati mandati a lavorare nell’isola.
Dopo l’editto di Milano, emanato nel febbraio del 313 dall’imperatore Costantino, il cristianesimo si propagò anche nelle campagne e nelle zone più sperdute dell’impero. Si può pertanto ritenere che alla fine del IV secolo anche le popolazioni del nostro territorio furono conquistate dal nuovo credo.
A differenza della civiltà fenicio-punica, la presenza di quella romana e di quella cristiana è nel nostro territorio ampiamente dimostrata dalla presenza di numerosi edifici di culto attorno a cui si svilupparono le ville del primo medioevo.
Molti ritengono, infatti, che quasi sempre le ville medioevali sarde (biddas) e quindi la maggior parte degli attuali paesi della Sardegna abbia avuto origine dagli insediamenti rurali romani e dai loro distretti, che nel periodo del tardo impero e del primo cristianesimo si trasformarono, attorno alla chiesa, in veri e propri centri urbani. Si può presupporre quindi che anche Gergei abbia avuto una tale origine.
I primi agglomerati urbani del territorio pare sorgessero nei pressi del Nuraghe Santu Perdu (ai confini di Isili) e del Nuraghe Santa Marta (a sud dell’attuale centro abitato), nelle cui vicinanze sorsero le chiese, adesso distrutte, di San Pietro e Santa Lucia da una parte e di Santa Marta e di Santa Maria Maddalena dall’altro.
I primi secoli del secondo millennio e la parrocchiale
L’attuale centro abitato esisteva sicuramente nei primi secoli del secondo millennio, in epoca feudale. In un’iscrizione scolpita su una pietra della facciata della Chiesa Parrocchiale si poteva, infatti, rilevare che la stessa nell’anno 1328 era già edificata.
Alcuni documenti attestano inoltre che, in quello stesso periodo, il villaggio di Gergei apparteneva a Giacomo d’Aragona, figlio di Alfonso IV re di Spagna, e che in seguito fu ceduto a Giovanni Carroz Duca di Mandas e suo feudatario. Alcuni anni dopo, il ducato con tutti i sui territori, passarono a Nicolò Carroz, figlio di Francesco, che nel marzo 1461 fu nominato dal sovrano Giovanni II d’Aragona Vicerè di Sardegna.
Alla morte di Nicolò, avvenuta nel 1479, il possesso del feudo passò alla figlia minore Beatrice, moglie di don Pedro Maza del Lizana, Vicerè di Sardegna dal 1477 al 1479 e quindi nel 1499 al figlio Pedro Maza y Carroz che lo tenne fino alla sua morte avvenuta nel 1546.
In quello stesso periodo la parrocchia di Gergei faceva parte dell’antica Diocesi di Dolia. Quando tale Diocesi, il 2 aprile 1502, fu soppressa per bolla del Pontefice Alessandro VI, la stessa divenne rettoria e passò all’Arcidiocesi di Cagliari, che, il 3 gennaio 1504, ne entrò in possesso con l’Arcivescovo Pietro Pilares.
Dopo apposito concorso, di cui esistono gli atti, la Rettoria di Gergei fu conferita, con bolla arcivescovile del 31 dicembre, al sacerdote Bernardino Melis di Mamoiada, che ne prese ufficialmente possesso nei primi giorni di gennaio del 1577.
Il seicento e Sant'Impera
In quegli stessi anni, e precisamente il 19 febbraio 1574, nasceva a Gergei Pietro Perra, figlio di Antioco Perra e di Maria Casula, che sotto la guida spirituale del Rettore di allora Pietro Atzeni, entrò a far parte dell’Ordine dei frati Mercedari assumendo il nome di Pietro Nolasco.Partito per Valenza per completare il corso di studi in teologia, vi rimase fino alla sua morte avvenuta, in odore di santità, il 15 giugno 1606.
Per le sue eroiche virtù e per i molti prodigi fati dopo la morte fu subito considerato Santo dai suoi concittadini, che nel 1633, a pochi anni dalla sua morte, gli edificarono una chiesa invocandolo col titolo di “Santu Impera”
La santità di Pietro Nolasco volle essere evidenziata dall’Ordine Mercedario e dalle autorità religiose del tempo, che fecero iniziare il processo di beatificazione.
In quegli anni ressero larettoria di Gergei il Sacerdote Bernardino Melis (1576-1591), il Teologo Antioco Dedoni (1591-1606), il Sacerdote Nicolò Solinas (1606-1610), il Teologo Sebastiano Carta di Sorgono (1610-1617). Questo, dopo essere stato canonico in Cagliari, fu nominato Vescovo di Bosa nel 1627.
A Monsignor Carta, successe il Sacerdote Giacomo Santoro (1617-1630), che rinnovò il tetto della chiesa parrocchiale e fece costruire l’attuale presbiterio con la sovrastante cupola.
Su istanza del Rettore Dottor Diego Dentis, parroco dal 1645 al 1660, del Sindaco e di tutta la comunità di Gergei, nel 1652, una reliquia consistente “nell’osso di un braccio del corpo del Venerabile Pietro Nolasco” fu collocata dietro l’altare maggiore della chiesa parrocchiale.
Il XVIII e il XIX secolo
Alla fine del Seicento quando era Rettore il Sacerdote Sisinnio Delusso (1684-1700), probabilmente arrivarono a Gergei i Padri Gesuiti; nel pulpito e nella pila d’acqua benedetta, che trovasi nella chiesetta di Santa Maria, è ancora visibile, infatti, lo stemma con la scritta I.H.S. quasi ad indicare che un tempo in quella chiesa officiavano tali religiosi.
In seguito, questi religiosi furono sostituiti dai Padri Trinitari che gestirono un ospizio attiguo alla chiesa di Santa Maria per tutta la prima metà del Settecento. Tale ospizio fu soppresso con Carta Reale del 14 dicembre 1767 e con Breve Pontificio del 27 Aprile 1776
Nell’anno 1724 il Dottor Filippo Merlo di Cagliari, rettore di Gergei dal 1721 al 1736, fece costruire entro la prima cappella di sinistra della parrocchiale il fonte battesimale.
Dopo il trattato di Londra del 1718, che poneva l’isola sotto la sovranità di Vittorio Amedeo II di Savoia e la costituzione del Regno di Sardegna (1720), il Ducato di Mandas e quindi anche il paese di Gergei passò sotto la giurisdizione dei Savoia.
Il Rettore Dottor Francesco Maria Sotgiu (1748-1780), nel 1760 fece costruire al centro del presbiterio, in sostituzione di quello ligneo, un nuovo altare maggiore in marmo intarsiato policromo.
Il bellissimo pulpito e la balaustra di marmo finemente lavorato con intarsi policromi, furono invece costruiti rispettivamente nel 1786 e nel 1805, sotto il Rettorato del Teologo Dottor Giuseppe Stanislao Paradiso, che resse la parrocchia dal 28 settembre 1780 al 23 maggio 1808, quando fu consacrato Vescovo d’Ampurias e Tempio dall’Arcivescovo d’Oristano Sisternes de Oblitas.
Nel 1850 fu definitivamente abbandonato l’antico carcere di Gergei, rinomato per sua orridezza.
Alla fine del Settecento il Municipio fece edificare, accanto alla vecchia chiesetta di Sant’Elia, una cappella per il culto di Sant’Efisio e di Santa Greca in ricordo e per ringraziamento delle vittorie riportate, il 28 aprile 1793, dai sardi contro i Francesi.
All’inizio del secolo e precisamente nell’anno 1805 nasceva a Gergei, da umile famiglia, Pietro Paolo Deidda che fu per due volte Ministro Generale dell’Ordine Ospedaliero Fatebene fratelli di San Giovanni di Dio e allargò la cerchia degli istituti ospedalieri dell'Ordine, in Italia e all’estero, e fu amico e consigliere di Papa Pio IX.
Il successore del Dottor Paradiso fu nel 1808 il Dottor Giorgio Manurrita di Tempio, che resse la parrocchia fino al 1838, e successivamente, il 28 novembre 1839, fu consacrato Vescovo d’Ogliastra dall’Arcivescovo di Cagliari Monsignor Tore.
Il 5 agosto 1829 nacque a Gergei Monsignor Eugenio Canu, nel 1850 divenne professore ordinario di belle lettere presso il Seminario di Cagliari e nel 1862 fu nominato direttore dell'Ospizio Carlo Felice. Nel Concistoro del 1871 il Pontefice Pio IX lo consacrava Vescovo della Diocesi di Bosa.
Il periodo Sabaudo
La trasformazione del Regno di Sardegna da Stato assoluto in Stato costituzionale, determinò un profondo cambiamento nella pubblica amministrazione. Il rinnovamento politico e amministrativo, che il liberalismo illuminato di quegli anni aveva imposto, iniziava a dare i suoi frutti. In tutti i territori dello Stato, anche nei più periferici, arrivarono finalmente quelle riforme che consentirono un profondo cambiamento e una crescita anche culturale delle popolazioni.
Le prime elezioni amministrative si svolsero a Gergei nel 1850, gli aventi diritto al voto erano solo 40 ed elessero Sindaco il nobile Antioco Paderi che resse il Municipio fino al 1852, sostituito da Locci Capece don Diego fino al 1854.
Sulla scia di quel clima di rinnovamento, nel 1850 fu istituita, a Gergei, la scuola primaria, aperta ai soli uomini; cinque anni dopo fu istituita anche la scuola femminile. I primi maestri che insegnarono nelle scuole di Gergei furono: il Notaio Giuseppe Mulas (1850-1853), il Sacerdote Stefano Satta (1854-1857), Giovanni Casula (1858-1859) e Antioco Ibba; la prima maestra fu invece la Signora Clelia Milone (1855-1858).
Le lezioni si tennero, nei primi anni, in locali occasionali poi in alcune camere del Municipio, che fu acquistato il 15 luglio 1859 dalla Nobil Donna Antonia Guirisi.
Nelle elezioni amministrative, tenutesi nel 1854, fu eletto sindaco il Notaio Antonio Manurrita, votato da 51 grandi elettori; successivamente con le elezioni del 1858 e del 1862 il primo cittadino di Gergei fu, per ben due volte, il nobile Paderi Guirisi Cavalier Sisinnio (gli elettori erano 56).
A seguito delle nuove disposizione d’igiene, approvate dal governo del Regno, che imponevano che le sepolture dovessero essere effettuare in luoghi posti all’esterno del centro abitato, il 23 gennaio 1862 il Municipio dotò il paese di un cimitero.
Per venire incontro alle richieste di molti concittadini e per sopperire alle passività di bilancio, nel 1864, il Consiglio Comunale deliberò di cedere, a titolo oneroso, i terreni di proprietà del Comune situati sulle falde del Monte Trempu in località “Planu” e “Santa Lucia”.
Il Teologo Antonio Giua da San Sperate, parroco dal 1848, dopo essere stato nominato Canonico e Vicario Generale dell’Archidiocesi di Cagliari, il 15 aprile 1885, lascia libera la Rettoria di Gergei; lo sostituì il giovane sacerdote Luigi Matta, già noto per aver scritto una splendida canzone in onore della Vergine di Bonaria.
Intanto il paese si dotava d’altri importanti servizi come un Ufficio postale di 2^ classe, che aveva sotto la sua dipendenza la collettoria del Comune di Escolca” e l’Ufficio telegrafico, aperto al pubblico il 1 maggio 1889.
Il 1° giugno 1890 arrivarono a Gergei i carabinieri; la prima caserma dell’Arma fu insediata in una palazzina sita nella via Parrocchia (attuale via Venezia, angolo via Sassari
In quegli anni di fine secolo, nacquero a Gergei Assunta Maria Anna Giua e Maria Teresa Atzori: due donne che hanno dato lustro al proprio paese, distinguendosi per la loro intensa attività sociale, culturale e politica.
Il 16 dicembre del 1909 fu insediato il nuovo Consiglio Comunale che elesse alla carica di Sindaco il Sig. Vacca Anedda Antonio (1909-1914). Nella successiva legislatura gli successe il Sig. Giovanni Bonu che, per motivi di salute, non poté portare a termine il mandato; si dimise, infatti, il 13 giugno 1917.
Intanto nel 1912 scoppiò una grande epidemia dovuta al diffondersi di una terribile malattia infettiva che fece numerose vittime anche a Gergei, colpendo soprattutto i bambini e gli anziani.
La situazione igienico-sanitaria del paese era in quel periodo molto precaria a causa soprattutto della scarsa disponibilità di acqua potabile dovuta alla inesistenza di un acquedotto.
Il 1913 è tristemente ricordato per la grande siccità che colpì l’intera isola; l’evento calamitoso determinò la distruzione completa dei raccolti e, nei paesi come il nostro a prevalente economia agricola, provocò miseria e carestia.
Il XX secolo, le guerre mondiali e l'avvento dell'età repubblicana
Il 24 maggio 1915 l’Italia entrò in guerra contro l’Austria Ungheria: ebbe inizio la prima grande guerra mondiale, che per oltre tre anni seminò morte e distruzione, provocando disaggi, miseria, dolore e lutti.
Durante il periodo della guerra e più precisamente nel 1918, una grande epidemie influenzale, la “spagnola”, fecce numerose vittime anche in paese colpendo soprattutto i più deboli. Si racconta che, per evitare il contagio e combattere l’epidemia, i malati gravi fossero portati nell’obitorio del cimitero e tenuti rinchiusi in quel piccolo ambiente fino al sopraggiungere della morte o, molto più raramente, della guarigione.
Finalmente, il 4 novembre del 1918, dopo la disfatta dell’esercito asburgico nella battaglia di Vittorio Veneto e la conquista di Trento e Trieste da parte dei soldati italiani, avvenuta anche per merito della Brigata Sassari nella quale avevano combattuto i giovani del nostro paese, arrivò la vittoria e la pace.
Anche Gergei contribuì, con i suoi eroici soldati a quella storica vittoria, ma anche Gergei ebbe i suoi giovani morti, i suoi eroi.
Nei primi anni del dopoguerra si avvertì l’esigenza di migliorare le condizioni di vita della popolazione programmando l’istituzione di importanti servizi.
Intanto anche a Gergei gli influssi della nuova politica nazionale si facevano sentire e il movimento fascista trovava molti simpatizzanti, tra la classe dirigente e la popolazione. La carica di Sindaco fu sostituita con quella di Podestà, per primo a ricoprire tale carica fu Antioco Zedda, un commissario prefettizio,che si insediò il 14 dicembre 1926.
La propaganda che il regime fascista faceva attraverso la stampa, la radio e la scuola arrivò ben presto anche nei piccoli centri agricoli come Gergei, dove fece presa, in particolar modo, l’iniziativa della “battaglia del grano”, lanciata nel 1925 per rendere l’Italia autosufficiente nella produzione dell’importante cereale
Nella metà degli anni “30” la propaganda, ma soprattutto la mancanza di lavoro e la miseria, convinsero alcuni giovani ad arruolarsi volontari e a partire per l’Africa Orientale, dove combatterono per la conquista dell’Etiopia.
In quel periodo furono realizzate in paese alcune importanti opere, che in qualche modo migliorarono le condizioni di vita degli abitanti. Prelevando l’acqua da alcune sorgenti del Sarcidano, nel 1935, fu costruita una condotta che portava l’acqua potabile fino all’ingresso del paese, dove fu sistemata una unica fontanella.
Quasi nello stesso periodo, Beniamino Lobina, un imprenditore di Orroli che, in concorrenza con la più nota Società Elettrica Sarda, si occupava della costruzione d’impianti d’adduzione e distribuzione dell’energia elettrica prodotta dalla centrale idroelettrica del Tirso, realizzò un elettrodotto, la cabina di trasformazione e le linee aeree di distribuzione in rame nudo. Alla fine del 1935, le prime case di Gergei poterono utilizzare l’energia elettrica per l’illuminazione notturna.
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale e i primi bombardamenti su Cagliari, molte famiglie cagliaritane si trasferirono in paese, facendone raddoppiare la popolazione. La convivenza dei i gergeesi e con gli “sfollati” fu abbastanza tranquilla, subito tra i giovani s’installarono rapporti di simpatia e amicizia.
Con la fine della guerra molti giovani soldati, dopo anni di sacrifici e qualche volta di dura prigionia, incominciarono a far ritorno in paese. Anche a Gergei ritornava la democrazia e con essa la possibilità per i cittadini di eleggere liberamente i propri rappresentanti. Il 17 marzo del 1946 si tennero le prime elezioni amministrative comunali, due liste si contesero il municipio, la vittoria fu ottenuta da una lista civica di sinistra, appoggiata dall’ex Podestà, che elesse alla carica di Sindaco un giovane: il sardista Giorgio Manduco.
Ultimo aggiornamento
Mercoledi 06 Maggio 2020